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lunedì 20 settembre 2010

vecchio, pazzo, solitario alla finestra

mi hai chiamato di mattina, la tua voce era bassa. Hai una moglie e dei bambini, io sono fermo a tanti anni fa; come a guardare. Imprecavo contro il mondo, ancora innamorato della vita ridotta ad insopportabile sopravvivenza. Ora tu mi dici che perderai il lavoro, mentre tua moglie lo ha già lasciato. Pensieri maligni invadono il mio cuore, pensieri di rabbia verso questo sopportare, con delle gambe sempre meno forti. Ed io maledico questa gente, che con fare incestuoso violenta queste vite. E guardo fuori in attesa che il diluvio lavi le strade: dai signori in doppio petto, dalle puttane di regime, dalle signore impellicciate, dai titoli nobiliari, dalle classi dirigenti, dalle logge sotterranee, dalle cose luccicanti, dalle creme di bellezza, dal motivo del momento, dal valore del denaro, da quei giochi di potere che ci negano la gioia, e da me, che avrò trovato pace. Vecchio, pazzo, solitario alla finestra.

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