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lunedì 13 settembre 2010

l'aguzzino, la donna e la rosa

il vialone scuro portava a quel chiosco mal frequentato, arrivammo e ci mettemmo a sedere. La strada era gremita di buio e prostitute, macchine guardinghe procedevano lentamente a contrattare la mercanzia. Il posto era vuoto, solo un uomo sui 30 anni a bere birra e ricevere telefonate. Aspettava qualcuno, ma non mi incuriosì quella presenza. In fondo poteva essere un criminale comune come tanti altri frequentatori della zona. Ci limitammo a bere senza curarci di ciò che attorno si respirava. L'ambiente era sempre il solito, poca gente di passaggio; ad asportare cibo e bevande da consumare altrove. Il vecchio ci raccontava storie inventate di un'infanzia malavitosa e noi ad ascoltarlo con bugiardo interesse, ma quei racconti accompagnavano bene le serate vuote. Venni attratto da un bagliore rosso che incrociò il mio sguardo basso. Alzai la vista, e una donna teneva in mano una rosa. Era la donna dell'uomo al tavolo in attesa, così mi disse il vecchio definendola fidanzata; gli si mise a sedere accanto e l'uomo chiamò un taxi. Rimasi stupidamente a pensare che qualcuno l'aveva amata donandole un fiore, ma lei era tornata tra le spine del suo aguzzino col quale sarebbe tornata a casa. Immaginai la solitudine del cliente che donava rose, il piacere provato della donna nel ricevere un fiore, e il cinismo dell'aguzzino che viveva della prostituzione della compagna. Non so quale dei tre personaggi suscitò in me più emozioni. Ma immaginai la mia vita...e mi sentii un pò la donna venduta, un pò il cliente dai gesti gentili, e un pò l'aguzzino di me stesso. Durò poco, tornai a sentirmi spettatore del vecchio e mi sentivo proprio bene. Dopo qualche minuto sparirono nel buio. L'aguzzino, la donna e la rosa...   

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