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sabato 11 settembre 2010

quando rubammo una macchina

quando rubammo una macchina si trattava di una fiat 127, era un pomeriggio estivo e il ritrovo era al solito bar. La proprietaria del locale aveva una boccia di gomme da masticare colorate che costavano 100 lire l'una, una manna per le nostre finanze, smettemmo di mangiarle quando, ormai cresciuti, ci accorgemmo che dentro la boccia c'era uno strano oggetto metallico, erano le chiavi del bar, tenute tra quelle "ggingomme" senza incarto. Il gusto di ogni gomma masticata negli anni cambiò all'improvviso, non le avremmo assaporate mai più. Il tanfo metallico delle chiavi resettò dal nostro cervello quello che per mezza infanzia avevamo assaporato, ignari del castigo che ci veniva inflitto. E in quel pomeriggio caldo il paese era misero anche di presenze. Nessuno ci portava al mare, e chi come noi non era al mare era in montagna al fresco a pochi minuti dal paese. Qualcuno sbronzo amava abbandonarsi pesantemente sul muretto di fronte al canale dell'acqua, e ogni tanto andarci a bere. Avevamo solo una cosa da fare, rubare quella macchina che apparteneva a suo padre e di cui lui poteva sottrarre le chiavi. Era una maledizione, come una donna alla quale non hai mai pensato perchè irraggiungibile. Ma lui ci pensò e ci convinse che potevamo possederla, anche se per poco. Prese le chiavi e, mentre dio ci puniva,  salimmo. Andai dietro per passare inosservato, e loro due davanti. Guidava senza patente, a 16 anni, e il cuore ci batteva forte come in attesa che qualcuno lo stoppasse per farlo salire in gola e chiuderci in casa fino alla riapertura della scuola. Dopo qualche curva eravamo ormai noi i padroni, arrivammo al canale e tutti ci riconobbero. Non ci fermammo a bere, avevamo troppo timore, ma quando tornammo a destinazione, ormai certi che non eravamo passati in sordina, un senso di  vittoria ci avvolse. Eravamo riusciti anche noi a dare un senso a quel giorno scolorito, adesso che non potevamo contare più sulle "ggingomme" dovevamo inventarci qualcosa per ritrovare piacere. Bè, dopo più di 15 anni, non so che fine abbia fatto la 127, so che però a volte ci penso, e vi porto nel cuore. E penso a tutte le volte in cui vi avrei voluto accanto, per trovare il coraggio di sfidare la strada.

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